Allattamento e stanchezza: cause e rimedi pratici

Allattare al seno è altamente consigliato perché fa bene sia alla mamma sia al bambino ed è sicuramente un momento unico per il rapporto intimo e unico che si crea tra madre e figlio.

Allattamento e stanchezzaCerto però che fatica! Una neomamma ha già affrontato i dolori del parto e questo probabilmente la rende capace di sopportare qualsiasi cosa se non fosse che ci si mettono pure gli sbalzi ormonali: il calo degli estrogeni ed eventuale anemia dovuta alle perdite di sangue durante il parto possono infatti causare debolezza e affaticamento così come l’aumento della prolattina, essenziale per la produzione del latte che però può provocare sonnolenza e mancanza di concentrazione (avviene un calo di serotonina e dopamina, a livello cerebrale, tale da alterare il ritmo sonno-veglia e aumentare la sensazione di affaticamento).

L’allattamento poi comporta un consistente consumo di calorie per cui una dieta non adeguata priva di vitamine e minerali essenziali (ad esempio potassio, magnesio, calcio, ferro, vitamina C, D, B12, e zinco) può provocare affaticamento e sbalzi d’umore.

Allattare al seno richiede inoltre un’intensa attività delle ghiandole surrenali stimolando l’adrenalina, un ormone che può causare attacchi di cefalea, sudorazione e un grande senso di debolezza.

Allattare poi è una cosa nuova da imparare lì al momento, con spesso pareri e opinioni contrastanti e non richiesti di parenti e amiche che ti raccontano di come loro sono o non sono riuscite ad allattare il loro bambino creando una situazione di imbarazzo e stress che certo non ti aiuta a trovare la giusta posizione per la suzione.

Qualche consiglio utile

La corretta presa del capezzolo da parte del bambino è fondamentale per il proseguimento dell’allattamento: cerca di tenere tuo figlio in modo che il capezzolo sia tra la bocca e il nasino e che il suo mento non sia premuto sul seno ma comunque appoggiato. Fai in modo che il bambino abbia quasi tutta l’areola (la parte scura del capezzolo) tra le labbra altrimenti il capezzolo viene sottoposto ad una fatica eccessiva e il bambino non riesce a succhiare bene il suo latte.

Aiutati se possibile con un cuscino da allattamento. Cerca di allattare in un ambiente rilassante e confortevole: se necessario chiuditi in una stanza lontana da qualsiasi parere inopportuno che potrebbe solo farti sentire inadeguata e travolta dall’ansia oltre che sotto esame.

Se senti dolore mentre tuo figlio effettua la sua poppata interrompi la suzione e riprova: eviterai la formazione di fastidiose ferite sul capezzolo (ragadi) evitando dolorosi ostacoli alla suzione.

Se ne senti la necessità non esitare a chiedere il parere di un esperto, un consulente di allattamento in grado di insegnarti la corretta tecnica e al quale potrai esporre le tue paure ed incertezze. Non sei “meno mamma” se chiedi aiuto. Mentre allatti può essere utile l’ascolto di musica classica per rilassare e favorire la lattazione (riducendo lo stress avrai infatti un minore dispendio di energie).

Dopodiché cura l’alimentazione: ricorda che per l’allattamento spendi ogni giorno circa 500 calorie per cui hai bisogno di un fabbisogno giornaliero di circa 2000-2200 calorie. Cerca di fare più spuntini al giorno. A colazione al posto di latte e caffè (potrebbero causare coliche al bambino) bevi una buona spremuta di arancia e goditi dell’ottimo cioccolato fondente, ideale per darti energia.

A pranzo e cena non dimenticare un abbondante porzione di verdura mentre due o tre volte alla settimana non deve mancare il pesce. Anche la pasta, il riso e i cereali, ricchi di carboidrati, sono ottime fonti di energia. Non dimenticare di bere molto perché in questo periodo perdi molti liquidi.

Infine chiedi al tuo medico curante un buon integratore multivitaminico.

Cerca di riposare il più possibile. Per la poppata della sera puoi aiutarti con un tiralatte in modo da alternarti con tuo marito usando il biberon nelle poppate notturne.

Quando tuo figlio dorme non approfittarne per sistemare casa, fatti aiutare da parenti o dal papà e cerca di riposare per ricaricare le batterie: una volta al giorno, non appena il piccolo si addormenta, tira su le gambe e rilassale per circa 20 o 30 minuti.

Se ne senti il bisogno addormentati vicino a lui: non potrà che rafforzare il vostro legame unico.

L’allattamento prolungato

Allattare fa bene. Ma fino a quando? L’Organizzazione Mondiale della Sanità e la Leche League promuovono l’allattamento anche dopo il primo anno di età. Certo però non è facile: anche dopo aver superato gli intoppi iniziali dovuti ad una errata suzione che può averti causato ragadi, ingorghi mammari o peggio ancora una brutta mastite, l’allattamento richiede comunque uno sforzo fisico e mentale.

Per non parlare del fatto che la società non è pronta ad una mamma che allatta un bambino dopo i primi sei mesi di vita (anzi a dirla tutta storce il naso anche davanti ad una donna che scopre il suo seno per allattare un neonato in un luogo pubblico).

L’allattamento di per sé non è faticoso o almeno non lo è per una mamma: l’equilibrato ritmo dell’allattamento che la natura ci dona è un valido antidoto contro lo stress. Inoltre la gratificazione e il contatto fisico col bimbo stimolano la produzione delle endorfine, le sostanze del benessere.

Tieni conto inoltre che una mamma che allatta con il biberon non è meno stanca di te: occorre preparare il latte, assicurarsi di effettuare le giuste dosi, controllare che non sia bollente e via dicendo. Allora che si fa?

Allattare è sicuramente un momento speciale e unico e tale deve rimanere: se la stanchezza e lo stress prendono il soppravvento anche tuo figlio ne risente ed in questo caso è meglio smettere. Non sei per questo meno mamma di altre e non per questo devi sentirti in colpa. Se invece lo vivi bene non farti sopraffare da consigli e pareri non richiesti ma consultati solo con medici ed esperti.