Alcool e allattamento: birra, vino e superalcolici

Durante l’allattamento sostanzialmente non c’è nulla che tu non possa mangiare per cui, a differenza della gravidanza, uscire la sera con gli amici o partecipare ad una festa non è più così tragico come quando aspettavi la data del parto.

Ma quando ti propongono un drink o qualsiasi bevanda alcolica come regolarsi?

La concentrazione di alcool nel sangue e nel latte 

Partiamo dal principio: quando bevi qualcosa di alcolico l’alcool contenuto in esso viene assorbito senza passare dal processo di digestione in parte nello stomaco (circa il 20%) e soprattutto nel primo tratto dell’intestino (l’80%) passando direttamente nel sangue.

Alcool e allattamento: birra, vino e superalcoliciLa velocità di assorbimento cambia da diversi fattori: più veloce se lo si assume a stomaco vuoto, se è associato a bevande gassate o se si soffre di gastrite, mentre è più lento se si è a stomaco pieno magari dopo aver consumato cibi ad alto contenuto di grassi. L’alcool non viene eliminato né dal freddo, né dall’attività fisica e né dal caffè per cui non dar retta alle leggende in merito.

Il picco più alto della presenza di alcool si ha dopo 30-45 minuti dall’assunzione a stomaco vuoto, 60-90 a stomaco pieno, dopodiché comincia a diminuire fino a che non lo smaltisci completamente, ad esempio, attraverso le urine.

Quando passa nel sangue arriva nel latte materno all’incirca nella stessa concentrazione ed aumenta e diminuisce a seconda del livello sierico materno. L’alcool non rimane intrappolato nel latte materno ma viene continuamente rimosso tornando nel sangue materno. Bere acqua, riposare ed estrarre il latte con un tiralatte non determinerà un’eliminazione più veloce della presenza di alcool dal latte materno.

Una donna ha inoltre meno fluidi corporei e più tessuti grassi rispetto ad un uomo e quindi la concentrazione di alcol nel sangue è più alta in confronto ad un uomo dello stesso peso che ingerisce la stessa quantità di alcool.

Anche il processo di disintossicazione cambia in funzione del peso corporeo della donna: donne più magre necessitano di tempo maggiore per smaltire l’alcool in corpo rispetto a donne di peso superiore.

E’ vero inoltre che i bambini smaltiscono l’alcool in maniera molto più lenta rispetto ad un adulto, soprattutto nei primi mesi di vita, ma è anche vero che se si assume alcool in poca quantità e in maniera sporadica questa differenza non ha rilevanza clinica riducendo davvero al minimo il rischio di pericolo per il bambino specie se, come dimostrato da alcune ricerche, risulta esserci una concentrazione più alta in alcuni succhi di frutta, che possono contenere fino a 0,1 per cento di alcool dovuto alla fermentazione degli zuccheri, di quanta ce ne sia nel latte materno di una neomamma.

Per essere tranquilla ti basta comunque evitare di allattare nelle due ore successive al consumo della bevanda, dopodiché puoi offrirglielo in tutta serenità.

Gli effetti dell’alcool secondo alcuni studi

Una ricerca statunitense ha rilevato che con il consumo di alcool cambia il sapore del latte materno ed inoltre il bambino succhia più vigorosamente ma di fatto assume meno latte rispetto al suo normale fabbisogno.

Ciò che però favorisce questa diminuzione è più la componente alcolica che il cambio di sapore dato che una ulteriore ricerca fatta con mamme che avevano assunto birre analcoliche non mostravano alcuna differenza di quantità della suzione. Questo perché l’alcool passa nel latte e da questo nel bambino e, una volta assorbito, supera la barriera ematoencefalica, giunto al cervello, alterando i centri della fame e della sazietà.

Studi effettuati nel 1988 hanno rilevato come l’alcool potesse inibire il livello di prolattina (l’ormone atto alla produzione di latte materno) indotto dalla suzione. Significativi anche i risultati ottenuti riguardo all’influenza dell’alcool sull’ossitocina, che regola il riflesso di emissione del latte.

Quando una madre sente il suo bambino che piange, infatti, l’ossitocina favorisce la fuoriuscita del latte. La secrezione dell’ossitocina viene stimolata da molteplici stimoli sensoriali come ad esempio vedere, toccare, odorare, ascoltare o anche pensare al proprio bambino. Questa ricerca ha dimostrato che se una mamma assume uno o due grammi di etanolo riduce la risposta di eiezione constatando quindi che l’assunzione di una quantità sufficiente di alcool da parte di una madre che allatta può influenzare negativamente il riflesso d’emissione del latte.

Anche il ciclo mestruale favorisce un miglior assorbimento e smaltimento dell’alcool grazie agli estrogeni, per cui una donna che allatta e che non ha ancora avuto il ritorno del ciclo riesce a smaltire meno l’alcool rispetto ad una donna che ha una fase estrogena in perfetta attività.

Alcuni studi hanno però dimostrato che, a parità di alcool consumato, le donne in fase di allattamento si ubriacano meno rispetto a quelle che non allattano. Questo perché la produzione di latte sembra abbassare i picchi massimi di concentrazione di alcool nel sangue, anche se le madri non si sentono necessariamente meno ubriache. Inoltre il prodotto tossico del metabolismo dell’alcool, un composto chiamato acetaldeide, non passa assolutamente nel latte materno.

Altre ricerche hanno dimostrato che l’alcool può influenzare negativamente il sonno del bambino: se allattato da una mamma che ha bevuto dorme più frequentemente ma per intervalli di tempo più brevi rispetto ad un bambino allattato normalmente, senza alcool. In un altro studio scientifico i bambini trascorrevano meno tempo in fase REM (Rapid Eye Movement) quando dormivano nelle tre ore e mezzo dopo aver consumato il latte materno con alcool compensando questi deficit di fase REM solo in seguito.

Si tratta comunque di dati statistici che dimostravano differenze minime tra i due campioni. Occorre tenere conto inoltre che molte di queste ricerche sono state effettuate, ad esempio su ratti, perché il principio etico non permette di effettuare ricerche su neonati, di conseguenza è necessario tenerne conto senza farsi influenzare eccessivamente.

E’ anche vero però che l’alcool può influire sul comportamento della mamma: se hai bevuto un po’ troppo potresti fargli inavvertitamente del male ed è importante che tu non dorma nello stesso letto con lui dopo aver bevuto.

Birra, vino e latte materno

Bevi birra che aumenta il latte! Quante volte lo hai sentito dire? Cosa c’è di vero in questa leggenda? Come tutte le leggende, pochissimo, quasi nulla.

Solo alcune birre europee non pastorizzate contengono vitamina B, che si può tranquillamente trovare in un numero imprecisato di alimenti nonché integratori alimentari per cui non sembra davvero necessario il consumo di birra specie tenendo conto dell’alcool da dover mandare giù.

E’ una tradizione antichissima che risale all’antichità fino ad arrivare al dopoguerra dove birra e vino erano spesso presenti sulle tavole delle famiglie italiane e, molto radicata era l’idea che l’uso di bevande come la birra favorisse la montata lattea. Ma cosa c’è di vero?

Il malto presente nella birra sembra stimoli effettivamente la secrezione della prolattina e, di conseguenza, la produzione lattea ma dall’altra parte l’alcool contenuto in essa, come detto sopra, agisce negativamente sull’ossitocina. C’è chi consiglia l’uso della birra analcolica ma dall’altra parte occorre ricordare che una maggiore produzione si ha con l’allattamento a richiesta con la possibilità di soddisfare il tuo bimbo ogni volta che lo desideri e di favorire la produzione lattea.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce per le donne una dose massima di 20 g al giorno che consiste ad esempio in un bicchiere e mezzo di vino di gradazione media al giorno, da ingerire a stomaco pieno. Ovviamente si tratta di linee guida perché, come già accennato molti sono i fattori da determinare come ad esempio il peso.

Questo criterio di comportamento vale comunque per le donne che non allattano perché con l’allattamento tutto cambia: l’ingestione di una quantità di etanolo, maggiore di 1 g un’ora prima di allattare riduce significativamente il riflesso di escrezione del latte. Il consumo di una birra (0,3 g/Kg di etanolo) riduce l’apporto di latte nel neonato di circa il 20%. Una mamma che ha assunto un bicchiere di vino, una lattina di birra, un bicchierino di superalcolico deve attendere quindi almeno due ore prima di allattare.

Questa attesa però contrasta molto con il principio di allattamento a richiesta per cui, l’astensione totale è incoraggiata da molti medici ed esperti di allattamento suggerendo alla mamma questo piccolo sacrificio per la sicurezza ed il bene del proprio bambino soprattutto per i primi tre mesi.

La Leche League International, ovvero una delle associazioni che più si batte per un allattamento sano e duraturo, considera però accettabile bere qualche bicchiere occasionalmente e, escludendo i superalcolici, concede qualche strappo alla regola saltuario.

Cosa è meglio fare quindi? Semplicemente affidarsi al buon senso: un bicchiere di birra ad una festa (mangia qualcosina però!) o un brindisi con un bicchiere di vino ad una cena tra amici ogni tanto si possono tollerare. Una mamma che allatta può e deve anche ritagliarsi un po’ di svago sempre senza esagerare.